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NOI: in rete per la Nuova Occupabilità e Inclusione a Vicenza.

Progetto NOI - DGR 828/2023 della Regione Veneto, Direttiva Restart 2.

Di che cosa si tratta:

Quanti cuochi servono in una cucina di un ristorante? Chi si occupa di fare la spesa? Chi deve far quadrare i conti? E chi mette la pellicola sulla maionese avanzata per evitare che la superficie si secchi?

Nei ristoranti di alta cucina i compiti sono suddivisi fra più figure professionali e la produzione viene pianificata e assegnata alla - Brigata di cucina -, nome che evoca scorribande tra fiamme e padelle senza che ci sia un grande ordine, ma in realtà è più simile, per disciplina, a un formicaio, in cui ogni operaio lavora sotto il coordinamento di un capo: lo Chef.”

Queste righe sono state tratte dagli appunti consegnati ai partecipanti al corso per “Operatore di cucina” e “Pizzaiolo” di 50 ore che da pochi giorni si è concluso all’interno della Casa Circondariale di Vicenza.

Il corso è stato finanziato da Cassa Ammende e Regione Veneto, inserito tra le iniziative avviate a metà dicembre 2023 e che si concluderanno a fine 2024.Il progetto relativo alla Casa Circondariale di Vicenza “NOI – Nuova Occupabilità e Inclusione a Vicenza” – è previsto dalla DGR n.828 del 04/07/2023 della Regione Veneto, Direttiva Restart 2.

Otto detenuti, coordinati dallo Chef Omar Viero, hanno preparato un saggio finale nel pranzo di fine corso offerto alla Direttrice, al Magistrato di Sorveglianza, al Responsabile dell’Area Trattamentale, agli operatori e ai responsabili interni dell’area educativa e sanitaria e al Cappellano della Casa Circondariale; questo il menù:

  • Crema di zucca con gamberi argentini e bacon.
  • Ravioli al branzino alla salsa di zafferano.
  • Rotolo di pollo con tortino alle verdure.
  • Millefoglie alle due creme.
  • Caffè con dolce sbrisolona.

Il menù proposto da questa particolare “brigata di cucina” è riuscita a dimostrare che anche all’interno della cucina di un carcere è possibile generare piatti ricercati per far esaltare il BELLO e il BUONO, anche se le condizioni di reclusione potrebbero far escludere queste possibilità. “Bello e Buono” che si generano attraverso l’impegno, la disponibilità d’animo e l’entusiasmo di chi ha preparato le pietanze. Aromi e profumi provenienti dalla cucina si sono espansi nelle sezioni del carcere per far rivivere ai detenuti momenti più famigliari.

Il Progetto “NOI - Nuova Occupabilità e Inclusione a Vicenza”, di cui ENGIM Veneto ETS è promotore, ha lo scopo di favorire l’inclusione sociale e lavorativa di 40 persone in esecuzione penale, realizzando una gamma di azioni per far acquisire competenze professionali ai detenuti per facilitarli nell’ inserimento lavorativo all’interno della Casa Circondariale e, al termine della loro pena, nel momento che dovranno reinserirsi nel mondo del lavoro.

ENGIM Veneto coordina le attività con propri operatori e formatori, favorendo il tutoraggio per i corsi e i tirocini e segue le attività di accompagnamento al lavoro con propri operatori del mercato del lavoro.

I partner:

Il progetto parte dalla collaborazione dei partner aderenti alla Fondazione ESODO onlus che da oltre 20 anni coinvolge la Caritas Diocesana e vari soggetti privati, che operano per supportare le persone detenute e dimittendi al fine di facilitare il loro reinserimento sociale al termine del periodo di detenzione.

Per facilitare le attività è stata istituita una Rete di coordinamento e monitoraggio che si incontra trimestralmente composta da rappresentanti della Casa Circondariale, del Lembo del Mantello, dell’Associazione Diakonia onlus, del Consorzio Prisma, della Cooperativa Sociale Gabbiano 2.0. e del Progetto Jonathan.  Partecipano alla rete il Centro per l’impiego di Vicenza che profila mensilmente i detenuti all’interno del carcere e Veneto Lavoro. Significativo l’interesse manifestato alle attività proposte anche dal Comune di Vicenza. Il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria per il Triveneto (PRAP) e l’ Ufficio per l'Esecuzione Penale Esterna (UEPE) delle sedi di Vicenza hanno aderito al progetto come partner di rete, condividendone gli obiettivi e le finalità formative.

I percorsi di formazione:

Il corso nell’ambito della ristorazione è il primo dei 5 previsti nella programmazione 2024 con la possibilità di attivare 15 tirocini di inserimento professionale di 450 ore all’interno delle strutture lavorative presenti nella Casa Circondariale, gestite dalla Cooperativa Sociale il Gabbiano 2.0.
I corsi sono organizzati in sinergia con la Direzione della Casa Circondariale, l’Area Trattamentale e con la collaborazione degli Agenti di Polizia Penitenziaria che facilitano lo svolgimento delle attività formative nelle aule didattiche e negli ambienti interni, che diventano i laboratori per le attività formative pratiche, attraverso un training on the job.

E’ già stato avviato un secondo corso per Manutentore edile e idraulico ed è in avvio il corso per Operatore di carpenteria con un modulo specifico di saldatura. Di seguito saranno organizzati un corso di Operatore del verde e di Operatore alle produzioni alimentari (pasticceria e pasticceria).

Per favorire la partecipazione e la frequenza ai corsi, il progetto prevede di assegnare ai detenuti un compenso economico di 3,5 euro all’ora e l’attestazione delle competenze acquisite a fine corso.

I profili professionali rientrano tra quelli previsti dal Repertorio Regionale degli Standard Professionali (RRSP) della Regione Veneto. Sono in fase di avvio 6 tirocini di inserimento lavorativo di 450 ore, con riconoscimento economico mensile che aiuta le persone a sostenere i costi della detenzione.

Un'opportunità rieducativa:

Muri, sbarre e serrature sono i simboli per eccellenza della restrizione penitenziaria: una condizione in cui spesso le giornate trascorrono uguali, in attesa di un’iniziativa e del fine pena. Per chi raggiunge questo traguardo, in un attimo si concretizza il sogno della libertà. L’emozione è grande, ma in agguato c’è anche il rischio di rimanere confusi, abbagliati dalle tante illusioni, specie se il periodo della detenzione è stato vissuto con negatività e rancore e non si è coltivata la capacità di pensare all’oltre in maniera propositiva e costruttiva. Perché il carcere non sia vissuto solo come uno strumento punitivo, ma anche e soprattutto come opportunità rieducativa, sono necessari spazi di speranza, dove ci si prepari a un reinserimento costruttivo nella società e nel mondo del lavoro.

Aprire una scuola è chiudere una prigione”, è questa per S. Leonardo Murialdo, la sintesi di una visione positiva della persona e della sua possibilità di coinvolgersi in percorsi che diano dignità, fiducia, competenze, capacità relazionali e solidali.

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